La musica può aiutare i bambini con perdita uditiva nello sviluppo del linguaggio? Questa è la domanda alla quale ha provato a dare risposta un team di ricercatori finlandesi attraverso uno studio pubblicato su Hearing Research.
L’ipoacusia infantile, infatti, è una condizione particolarmente insidiosa perché può rappresentare un ostacolo al normale sviluppo delle capacità comunicative dei più piccoli, motivo per cui qualsiasi supporto può rivelarsi molto prezioso.
“La musica è stata per secoli parte integrante della cura quotidiana dei bambini con problemi di udito”, scrivono gli autori, i quali – attraverso questo studio – avevano l’obiettivo di fornire una base scientifica raccogliendo gli esiti di diverse ricerche condotte sull’argomento.
La musica può davvero aiutare?
Gli autori hanno preso in analisi studi correlazionali, ovvero basati sull’osservazione statistica rispetto ai presunti benefici della musica per i bambini alle prese con problemi di udito, studi di intervento senza un gruppo di controllo e studi di intervento con un gruppo di controllo.
In generale, per i bambini con problemi di udito, l’abilità musicale è risultata associata ad alcuni significativi miglioramenti nella comprensione di suoni e voci. “Questo paper scientifico – scrivono gli autori – presenta prove di una forte connessione tra lo sviluppo delle abilità linguistiche e vocali e le attività musicali di bambini e adolescenti con problemi di udito e/o impianti cocleari”.
Questa conclusione, spiegano gli studiosi, si basa in parte sui dati di bambini e adolescenti tipicamente udenti, che mostrano generalmente migliori abilità linguistiche quando ricevono una formazione musicale.
A confortare questa attitudine ci sono anche i risultati di diversi studi che hanno coinvolto bambini con problemi di udito. Nello specifico, è emerso che la conoscenza musicale dei più piccoli alle prese con ipoacusia può migliorare diversi aspetti, soprattutto la percezione della prosodia del parlato.
Per prosodia s’intende la parte linguistica inerente all’aspetto musicale delle parole tra cui intonazione, ritmo e accento. La percezione della prosodia gioca un ruolo importante per la corretta comprensione del parlato e l’acquisizione del linguaggio. Ecco perché avere dimestichezza con spartiti e note musicali, sembra in qualche modo allenare le orecchie a migliorare l’interpretazione delle sillabe durante le conversazioni, nonostante i deficit uditivi.
Non solo.
La conoscenza musicale in età infantile migliorerebbe anche la percezione del parlato nel rumore (effetto cocktail party), la percezione dei fonemi, l’attenzione uditiva, la memoria di lavoro uditiva e le competenze linguistiche.
“Anche se i risultati sono promettenti, sono necessarie ulteriori prove. Il numero di studi e partecipanti agli studi esaminati è piccolo, i disegni degli studi variano e anche gli studi con un gruppo di controllo non sono sempre ben controllati”, precisano gli autori.
Nonostante queste limitazioni, l’evidenza attuale sembra sufficiente per sollecitare logopedisti, musicoterapisti, insegnanti di musica, genitori e bambini e adolescenti con problemi di udito e/o impianti cocleari ad “usare” la musica per affinare le proprie abilità linguistiche e vocali.