Non tutte le persone nascono con problemi di udito, ma una buona percentuale della popolazione mondiale si trova prima o poi alle prese con una condizione di ipoacusia, che sia per motivi genetici, biologici o ambientali: deficit che può accentuarsi con il trascorrere degli anni fino a diventare potenzialmente invalidante.
Percentuale che, secondo le stime diffuse dall’OMS, potrebbe arrivare a coinvolgere 1 persona su 4 entro il 2050, complice una crescente diffusione di cattive abitudini per il benessere dell’udito (es. ascolto in cuffia prolungato ad alto volume tra i più giovani) e una scarsa attività di prevenzione uditiva dovuta ad una bassa consapevolezza dell’opinione pubblica sulle ripercussioni della debolezza uditiva sulla salute cognitiva e mentale.
Ma perché l’udito può avere problemi? Di seguito proviamo a fare una panoramica generale sulle cause principali di perdita uditiva.
Udito e fattori di rischio
Sebbene questi fattori possano essere riscontrati in periodi diversi nel corso della vita, gli individui sono più suscettibili ai loro effetti durante alcune fasi.
Per esempio, sviluppare una perdita uditiva prima della nascita o durante i primi anni di vita – periodo fondamentale per lo sviluppo del linguaggio – può avere un impatto significativo per il benessere del piccolo. Allo stesso tempo, la perdita dell’udito può diventare piuttosto invalidante nei gruppi di età più avanzata quando inizia il deterioramento cognitivo fisiologico e la plasticità del cervello inizia a calare.
Ad ogni modo, indipendentemente dall’età, convivere con una perdita uditiva può essere un deficit in grado di influenzare negativamente la qualità di vita.
In generale, lo stato di salute uditiva può dipendere da influenze genetiche, salute, stile di vita e altri fattori ambientali (età, esposizione ai rumori, otite ecc.).
Questi sono, nello specifico, i fattori causali che portano alla perdita dell’udito nel corso della vita, a partire dal periodo prenatale, sono:
- fattori genetici: oltre 250 geni sono associati alla perdita uditiva. L’ipoacusia congenita si riscontra più frequentemente nei bambini nati da genitori consanguinei;
- infezioni intrauterine, ovvero infezioni contratte dalla madre durante il periodo intrauterino (es. toxoplasmosi, citomegalovirus ecc.);
- otite media: una serie di condizioni caratterizzate da infiammazione dell’orecchio medio particolarmente diffusa tra i bambini;
- meningite e altre infezioni;
- disturbi cronici: condizioni di salute comunemente riscontrate come ipertensione, diabete e adiposità centrale. Anche se la relazione causa-effetto non sembra chiara, dal punto di vista statistico le persone con queste condizioni sono a maggior rischio di perdita dell’udito;
- fumo: il tabacco, infatti, sembra incidere negativamente sull’afflusso sanguigno alle orecchie e sulla neurotrasmissione degli stimoli uditivi agendo sull’integrità della coclea;
- otosclerosi: una crescita ossea anormale all’interno dell’orecchio di causa sconosciuta che può ostruire la corretta trasmissione del suono;
- età: oltre il 65% degli adulti sopra i 60 anni sperimenta un certo grado di perdita dell’udito dovuto al fisiologico deterioramento del sistema uditivo;
- tappo di cerume: il cerume, infatti, può occludere completamente il condotto uditivo, portando alla perdita dell’udito a causa della meccanica ostruzione alle onde sonore;
- esposizione ai rumori: l’esposizione prolungata o regolare a suoni forti può causare danni permanenti alle cellule ciliate e altro strutture all’interno della coclea, risultando irreversibile perdita dell’udito;
- farmaci ototossici: alcuni farmaci prevedono tra gli effetti collaterali un abbassamento delle capacità uditive.
Oltre a queste motivazioni, la perdita di udito può configurarsi anche come la conseguenza di un trauma cranico, malnutrizione, fattori genetici di vario tipo e altri disturbi che coinvolgono l’udito (es. Sindrome di Meniere, schwannoma vestibolare e malattie autoimmuni).